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La mostra Bite di Sante Muro a Napoli dal 1 al 30 dicembre 2024 presso la Galleria Spazio 57.
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SANTE MURO,CONNESSIONI ICONICHE IRONICHE POP
Sante Muro, esponente di un mondo artistico Pop?
Anche, ma inquadrare una ricerca complessa in questi termini sarebbe una riduzione non sufficiente.
La tracciabilità della materia Pop in un’opera ha a che fare più con un limite concettuale da fruitore dell’arte che con la creatività di Sante Muro che, per effetto della propria sensibilità, divora il mondo moderno contemporaneo dandone un colore proprio come un oggetto dello spazio profondo assimila materia per poi lanciarla con un raggio a milioni di anni luce.
Sante Muro emette luce e i colori, infatti, sono luce che nasce dall’intuizione di un sentire l’arte, la storia dell’arte, che lui morde con decisione: il morso dell’ironia. Mordere rende l’idea di una sensazione forte, l’ironia serve a rompere l’equilibrio: così, se la storia dell’arte è una linea temporale dritta, l’ironia potremmo renderla visivamente come una linea che fa su e giù, che valica il limite del politicamente corretto, che affronta, ad esempio, in All the long red lines un Van Gogh di spalle solo per ricordarci che sta uscendo dalla porta, che esce di scena, un’uscita annunciata da una scimmia attaccata ad una liana che ricorda con la mano allungata il gesto della divinità nella Creazione di Adamo di Michelangelo. Solo che la scimmia è posta alla destra dell’opera, la posizione che riveste Dio nell’opera immortale, quasi a voler rovesciare il rapporto di forza tra il divino-autorità della storia e l’artista-umano.
Il contatto della divinità-scimmia con il mondo terreno avviene non con Van Gogh, l’umano, ma con un bicchiere, una dissacrante trovata che è il motore dell’ironia: il rovesciamento della situazione di partenza.
Che poi, cos’è la scimmia se non un lontano parente dell’umano? Possiamo supporre che il primate stia anche, idealmente, per il cammino evolutivo dell’umanità. Un riferimento che sa di superamento. L’evoluzione è un superare che mantiene quello che c’era prima, proprio come nella dialettica dell’Aufhebung di Hegel: superare per mantenere, conservare.
In Volcano, poi, la grande energia di Napoli, con il suo sentimento, il suo cuore e la sua passione: uno svelamento della città, come un’amante che si sveste prima di fare l’amore, un’unione di sostanza, materica, profonda, che vive attraverso l’esplosione del Vesuvio e da cui sembra prender slancio la figura di Maradona che ha la posizione centrale nella composizione, a voler esser subito riconoscibile, mentre dei fenicotteri rosa ne scortano la presenza, animali acquatici simbolo del legame del napoletano con il mare.
Altrove, questa stessa ironia cela un velo appena percettibile di dolore, una sofferenza non aperta alla sensazione di pelle, ma che rimanda a sé stessa per mezzo dei protagonisti di due opere, Totò e Troisi, che sono il simbolo di un atteggiamento ironico malinconico, un sorriso tanto grande quanto la vastità del mare, ancora lui, profondo, una profondità dove, a volte, fatica la luce ad arrivare.
In tutte le opere di Sante Muro questa tensione mai eccessiva, ma quasi proposta come un gioco verso la vita, questo atteggiamento ironico, quasi scherzoso, che capovolge il mondo dei simulacri moderni, trova una propria dimensione con un’anima Pop, volutamente provocatoria, che parla con un linguaggio vicino di cose complesse come il senso dell’arte nell’oggi. A volte l’arte riproduce sé stessa, così, semplicemente, altre volte ha un sapore nuovo, così l’arte di Sante Muro ha una portata generativa, è nuova perché irrompe sul piano della realtà tendendo alla trasformazione, è anarchica perché insofferente alla riverenza alla storia.
Il passato è un mondo che ci appartiene perché è compreso in quello attuale, ma, comprendendo quello di prima, il mondo attuale non coincide mai con quello precedente, lo eccede come in un’estasi, è un uscire fuori di sé, se così non fosse sarebbe un bluff.
Giuseppe Maria Andrea Marrone - Critico d'ArteL’Arte contemporanea è frutto dei cambiamenti epocali in termini di comunicazione visiva, con i tanti mezzi espressivi che l’ultimo cinquantennio ci ha lasciato. Sono oggi strumenti nella tendenza pop di ultima generazione, e la velocità con cui sui social e sul web si divorano le immagini, non essendoci (apparentemente) più approfondimento sui contenuti, e soprattutto non essendoci più movimenti artistici codificati come in passato, a indicare una linea di gusto e di estetica, quindi, la forma collettiva ha lasciato spazio ai singoli interpreti del loro tempo con il “rumore visivo” creato dall’accostamento di più dipinti. Nella poetica dell’artista Muro, si leggono non solo le citazioni ai tanti personaggi del recente passato, ma nella struttura compositiva, lo spazio determinato con fughe prospettiche e l’apporto di ‘cieli’ dorati, concorrono a dare forma a un racconto per emozioni e punti di domanda sulla nostra società del consumo, e per consumo si intende proprio quello delle immagini, che l’artista sceglie accuratamente come protagonisti immortali di una società codificata per miti e logos. Non c’è irriverenza, anzi Sante Muro, proprio dalle sue salde radici ne trae l’emozione personale da offrire come dono agli altri, come tributo all’uomo e alla sua capacità di primeggiare nei vari ambiti. Il recupero della antica stesura da affresco e tavole del duecento, della doratura, con i suoi passaggi attenti e con il tempo necessario, sono il contraltare per una società in corsa, mentre l’artista si immerge nei tempi lenti della stesura, e ne formula una nuova “visione” aurea.
Gianni Nappa - Critico e curatore d'arteL’uomo, spesso, vive interrogandosi sui molti misteri che lo circondano, cercando di dare risposte a domande ancora irrisolte. Questo il è suo dramma e la sua ragion d’essere. L’artista, di contro, è colui che riesce a trasformare la propria vita in opera, quale unico mezzo espressivo consono alla sua natura. Sante Muro di risposte ne ha date tante, sempre diverse e crescenti, a seconda del suo sentire che è mutato e continua a crescere. Lui, l’artista, non fa altro che cogliere ciò che gli sta intorno, la quotidianità dell’esistenza: personaggi, circostanze e sentimenti che lo travolgono. Si tratta di una vera e profonda creazione senza schivare i sentimenti, anzi li affronta utilizzando forze che tentano di sopraffarli, reinterpretando, ricreando e convertendo in fatto artistico. È l’accaduto quotidiano, sono gli oggetti familiari, è la lezione dei grandi maestri, sono i personaggi fantastici, sorpresi nel loro esistere, che compongono la tela. Il tratto forte e preciso, la ricchezza dell’impasto danno forma e senso all’idea della struttura e il colore sapiente è asservito di volta in volta alle intenzioni del linguaggio utilizzato. A tratti si percepisce il silenzio della stanza, fatto di immagine e luce, raccontandoci piccole storie di personaggi reali senza passato, travolti dal turbinio di una società abituata a decidere su tutto, così compenetrate da dare immagine ad una verità metafisica, ovviamente non in senso religioso, ma fantastico. Altre volte si unisce una calda ondata di sensualità che si visualizza in sinuosi corpi di donna danzanti o statici, dove si manifesta la sensualità del desiderio di vita, nonostante tutto e malgrado tutto. Sono così convinta che la vocazione di Sante sia fortemente autentica e che i suoi lavori siano destinati ad oltrepassare il tempo presente per insediarsi in una dimensione atemporale o, se si preferisce, eterna. Tutto ciò è reso possibile, senza dubbio, grazie all’intensità del sentimento in cui gioca un ruolo predominante l’amore per il sapere.
Paola Paciello - Storico dell'ArteHo sempre voluto trasmettere emozioni con le mie opere, per questo ho dipinto persone”. Così diceva Lucian Freud della sua poetica, caratterizzata da un realismo dai toni lividi e freddi, piuttosto fuori “moda” negli anni in cui iniziò a dipingere. E, oggi come allora, la “pittura di realtà” continua ad affascinare e ad affermarsi tra gli artisti, mantenendo la sua autonomia al di là della dicotomia con il mondo dell’astrattismo e del concettuale. Ed in è questa dimensione che Sante Muro, classe 1978, ha trovato la sua migliore espressione, grazie ad uno studio attento della figura e dei paesaggi che, partito da una formazione autodidatta, coltivata sin dall’infanzia con una grande passione per il disegno, è diventata più articolata e produttiva, trasformandosi in un linguaggio sempre più personale. Nella sua poetica Sante Muro alterna l’analisi e l’espressione dei paesaggi a quelle dei ritratti; ma il suo stile, come spesso accade nella pittura figurativa, non comunica propriamente un’ accezione realistica, ma un insieme di ricordi, sensazioni, sguardi, che sono espressione del vissuto; e questo accade tanto nei ritratti quanto nei paesaggi, che mai diventano fotografie di un luogo, ma piuttosto evocazioni delle percezioni legate a quello e a molti altri luoghi che si manifestano anche in una sola unica immagine. Così, in questa mostra, si rende omaggio alla donna e alle diverse sfaccettature della femminilità, attraverso opere che vanno oltre lo studio del nudo, ma si soffermano anche sui volti e sulle emozioni che da essi affiorano. Il ciclo pittorico è composto da 15 suggestive tele; il piccolo formato non deve ingannare sulla sua semplicità, perchè è anzi vero il contrario: quanto più una superficie è piccola, tanto più l’artista deve saper condensare l’essenza eliminando il superfluo, calibrando luci e ombre. Ciò che ne viene fuori è un racconto corale capace di realizzare un compendio della bellezza femminile. Le tele, realizzate quasi per intero dall’artista, che ama curare in prima persona il telaio e la forma, vedono l’uso di acrilici, e i toni prediletti sono quelli dei colori primari insieme al bianco e al nero: l’effetto è quello di una resa quasi espressionista, dove si manifestano i contrasti forti, il tratto quasi incide i profili sulla tela e l’uso della spatola contribuisce a caricare di pathos la superficie pittorica, che si trasforma diventando materica, quasi tridimensionale. D’altra parte, è attraverso il segno che il tempo traccia la mappa di ciò che è stato e siamo stati, i sentimenti, i dolori, le passioni; e in questi volti, che nulla hanno a che fare con l’etereo e la perfezione, si esprime tutta la complessità dell’universo femminile. La stratificazione di elementi pittorici e materici, ma anche dei gesti e delle espressioni dipinte, realizza la storia di queste donne che, anche se non esistono nella realtà, diventano manifestazione del vissuto dell’artista, dei suoi incontri, dei volti visti che si mescolano a quelli immaginati. Nell’epoca del bombardamento di immagini cui siamo sottoposti, è normale che la sfera visionaria di un artista si nutra di un florilegio di fonti al quale attingere. Ed è per questo motivo che anche lo spettatore potrà trovare stranamente familiari questi volti, perché essi appartengono ad un universo di archetipi che sono più comuni e condivisi di quanto non appaia, soprattutto nell’epoca in cui, attraverso anche i social network, la condivisione, anche e soprattutto, proprio dell’immagine, diventa valore assoluto.
Fiorella Fiore - Storico dell'ArteSante Muro, artista lucano classe 1978, nella sua decennale esperienza artistica si muove sul doppio binario creativo del ritratto e del paesaggio urbano: da qui il nome della manifestazione materana, che intende condensare efficacemente in 20 opere anni di osservazione e di studio divisi tra le due espressioni realizzative. Questo doppio filone consente all’artista di indagare e raccogliere storie, emozioni, esperienze e sentimenti radunati insieme sulle tele al termine di viaggi e incontri, che trovano felice espressione in un procedimento pittorico maturo e studiato. I tagli incisivi, i segni pastellati, le crete sfumate e la forza della spatola sono i tratti peculiari delle tele di Sante Muro, impreziosite dal vivido incontro di colori in movimento che garantiscono un senso di realtà e di totale immersione nei volti e nei paesaggi. Humanlandscape è un viaggio dentro i viaggi vissuti, raccontati o sognati da Sante Muro: fra gli altri in esposizione sono il mercato della frutta di Muna, la via del cotone di Fès, il profilo di Santorini. Ma Humanlandscape è anche una galleria di ricordi condivisi, grazie alla presenza di ritratti di icone di un passato ancora presente, come confermato dalla fama indiscussa di artisti come Amy Winehouse, Frida Kahlo, David Bowie, solo per fare alcuni esempi.
Carlo Maria Nardiello - Giornalista e Critico d'ArteLe opere di Sante Muro non forniscono vedute complete della metropoli; rappresentano il ricordo di un viaggio, nel tempo e nello spazio, alla ricerca del significato perduto, mostrano la necessità di ristabilire una relazione. Una coniugazione di sensibilità poetica e di razionalità, su cui s’innesta il ciclo delle sollecitazioni personali e dei luoghi contemplati. Un sistema dai confini labili che si misura sul valore del limite, inteso come margine ma anche come punto di fusione e integrazione fra le parti. Una ricerca dei luoghi attraverso l’elemento cromatico e il tratto al di là dell’immagine stessa rappresentata, non dipinge un luogo simbolo ma una percezione, una memoria, una visione collegata a quel luogo, un ritratto sul quale riflettersi.
Antonietta Campilongo - Architetto, Direttore Artistico e Artista